5 Febbraio 2019 in Diario di Bordo

Biblioteca di San Giorgio Canavese: prime riflessioni di una neo-bibliotecaria

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Da gennaio 2019 il servizio bibliotecario di San Giorgio è stato assegnato all’Associazione Progetto Michela.

Immergersi negli scaffali pieni di libri è stato il primo necessario gesto da farsi per comprenderne l’organizzazione, l’archiviazione e la tipologia di testi presenti.

Pochi libri dedicati alla fascia d’età 0-6, motivo per cui le prime attività pianificate prevedono dei laboratori di lettura, in collaborazione con il progetto NATI PER LEGGERE PIEMONTE, rivolti ai bambini del nido Trilli e Bloblo, ai bambini della Scuola Materna C.Botta, oltre ad aperture speciali il sabato pomeriggio per le famiglie. Inoltre sono previsti degli incontri presso la sala d’attesa dello studio della Pediatra Cappelletto.

Biblioteca di San Giorgio Canavese: in arrivo nuovi libri per bambini

Nel mentre, il sistema bibliotecario di Ivrea e Canavese fornirà la Biblioteca di San Giorgio Canavese di nuovi volumi specifici, dedicati ai piccoli lettori.

Per i bambini più grandi, sono previsti dei laboratori di lettura con i bambini del dopo scuola della primaria (attività del giovedì pomeriggio) e si intende organizzare, in accordo con la dirigente scolastica, degli incontri con gli studenti della scuola primaria e secondaria, da svolgersi entro la fine dell’anno scolastico.

Ci si augura quindi che i bambini diventino i maggiori fruitori dei libri in biblioteca.

La biblioteca come luogo di condivisione

La biblioteca può diventare non solo luogo di cultura, ma soprattutto luogo di ritrovo per scambi, confronti oltre che contenitore di racconti. Prendere in prestito un libro non si limita ad un gesto fine a sé stesso, come motivo per ampliare la propria conoscenza e soddisfare la propria curiosità, ma può diventare un momento di condivisione, nel quale ogni lettore può raccontare a sua volta le impressioni di ciò che ha letto. Ma non solo.

Significativa è la relazione che si può instaurare con i lettori e tra i lettori. Questa riflessione nasce solo dopo due settimane di vita da neo-bibliotecaria. Oggi infatti un’assidua frequentatrice (prende solitamente quattro libri a settimana) racconta di quanto leggere possa unire.

Con in mano un libro di Amurri, mi dice di aver bisogno di ridere. E poi racconta:

Un giorno di tanto tempo fa, ero nella sala d’attesa della FIAT ad aspettare mio marito ingegnere che uscisse dall’ufficio. Avevo appena acquistato un libro dello stesso autore, “Come ammazzare la suocera” e, nell’attesa, iniziai a leggerlo. Da lì a poco iniziai a ridere senza riuscire a trattenermi. Nel mentre, passò lungo il corridoio un signore che, vedendomi così divertita, si fermò a chiedermi cosa stessi leggendo. Gli mostrai il libro e poi gli feci leggere una delle frasi che avevo appena letto e ci mettemmo a ridere insieme. In quel frangente arrivò mio marito, lo sconosciuto salutò garbatamente, mentre mio marito mi guardava perplesso. Appena fummo soli, mi chiese se sapessi chi fosse quel signore con cui avevo appena parlato. Dissi di no. “Ma come no! È il capo della Fiat.”

Ed io mi ero trovata inaspettatamente a riderci insieme.

 

A quel racconto ne segue subito un altro.

Quell’accadimento mi ha fatto capire quanto fosse facile, e gratuito, donare un sorriso. Iniziai a cambiare approccio verso il prossimo, semplicemente salutando gentilmente le persone che periodicamente incontravo sui miei passi nella routine quotidiana. Iniziai a dare un sorridente buongiorno a coloro che incontravo periodicamente lungo le vie della città. Fino a che un giorno, uscita dal portone del mio palazzo, mi trovai di fronte un signore che cortesemente mi chiese se lo conoscessi.

“Certo che no” gli risposi.

“Ma allora perchè mi saluta ogni volta che mi incontra per strada?”

“Così, per gentilezza”.

“Mai nessuno mi saluta, qui non mi conosce nessuno. Sa, sono un meridionale…qui sono straniero. Sono pensionato e sto tutto il giorno a camminare per il viale in attesa che tornino i miei figli dal lavoro”.

“E perchè non va a giocare a bocce con quei signori?” dissi, indicando la bocciofila vicina.

“Beh, perchè sono meridionale…non li capisco quando parlano tra loro…e loro probabilmente non capiranno me.”

“Beh, ci provi…”

“E se mi cacciano?”

“Vorrà dire che vi prenderete a botte.”

Dopo alcune settimane ritrovai quel signore ad aspettarmi appena fuori dal mio portone.

Tutto sorridente, con le mani nascoste dietro la schiena, mi salutò allegramente.

“Sa – mi disse – sono poi andato a giocare a bocce.”

“E cosa è successo? L’hanno picchiata?”

“No, mi hanno fatto giocare…solo che io le bocce non le avevo.”

“E come ha fatto a giocare?”

“Me le hanno prestate. Poi alla sera ho raccontato ai miei figli che ero riuscito ad andare a giocare a bocce nel viale.”

“E loro che le hanno detto?”

“Guardi! – disse mostrandomi ciò che aveva dietro alla schiena – mi hanno comprato le bocce.”

Sorrisi.

Ci salutammo, non prima che mi dicesse “Signora, con i suoi Buongiorno mi ha cambiato la vita”.

 

Mentre la signora mi raccontava questa storia, commossa, mi sono sentita una privilegiata a poter condividere le storie di altri. Dentro ogni persona si nascondono storie uniche e preziose. Il lettore è colui che, attraverso le storie scritte da altri, cerca un po’ di sé.

Buona ricerca e buona lettura a tutti.




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